Sei alla continua ricerca
delle tue radici.
Forse perché le ha recise
chi ti ha dato l’acqua.
E chiedi il nutrimento
alle foglie
o, ancor più,
ti spuntano radici aeree
da cui ti aspetti molto,
forse troppo;
intercetti tracce
di vapore acqueo
e ne fai gocce
che placano,
mai a pieno,
la tua sete.
Sondi altre terre
in cui possa attecchire
la talea dell’appartenenza.
Cerchi
nuovi suoli da baciare,
nuovi campi in cui allignare.
Il tuo destino è che
del tuo luogo
non sarai mai nativo.
Sogni
d’esserne un indigeno,
invece dovrai accogliere
il sentirti allogeno
e magari
vagheggiare la simbiosi.
Sulle mulattiere dell’integrazione
rispondi alle folate del dileggio
con l’orgoglio della tua cadenza.
Accarezzi il desiderio
dei sapori della tua memoria
fino a farne tenere allucinazioni.
Lavori ai ferri
trame di nostalgia e speranza.
Col passo corto
porti in giro
quello che ti manca
e le attese di ciò che ti sazierà.
Hai lo sguardo basso
e il capo chino
sempre in cerca di radici
e non sai che,
in quanto errante,
sei già divenuto
da radice frutto.