Solo è l’albero che vigila sul campo arato,
il guardiano del faro.
Il cittadino nel traffico metropolitano,
o chi resta in un paese abbandonato.
Solo è Pasolini con le sue profezie,
e Bukowski con le sue aspre verità.
Il prete sul suo altare,
il peccatore impenitente.
Solo è l’uomo in fuga,
ma anche l’uomo in coda.
Chi tira il calcio di rigore,
e il portiere sulla linea.
Solo chi è preda dell’alcol,
e chi è schiavo della sobrietà.
Chi è sbronzo di successi,
chi confonde la sconfitta con il fallimento.
Solo è il bandito,
ancor più chi ha bisogno di essere blandito.
Chi commette errori cronici,
e chi deve fare sempre la cosa giusta.
Solo è il numero primo,
ma pure il secondino.
Chi fa sogni di ghiaccio secco,
o chi fa della sua vita un calcolo perenne.
Solo è il passero per antonomasia.
Il leone annoiato dalle sue vittorie scontate.
Il cane senza più carezze.
L’assiolo che di notte fa l’assolo.
Solo è il disertore,
ancor più chi fa la guerra.
Solo è il contadino con la sua schiena,
figurarsi il burocrate accidioso.
Solo è chi ha deciso di ritrovarsi,
molto più chi si è smarrito e non lo sa.
Soli la meretrice e il suo pagante.
L’eroe e il pusillanime.
L’illibato e il donnaiolo.
Il moribondo e chi lo piangerà.
Soli gli esiliati,
che siano illustri o disperati.
Sole le anime spurie,
ancor di più le anime pure.